Greta

martedì 31 agosto 2010

Bendata (gli intellettuali dell'idrovora)

Mi risveglio senza sapere dove sono

Umidi e freddi. Fili di erba sulle guance
Pietra bagnata e terra molle
Un odore lontano di macchine




Rotolo su un fianco
Un braccio formicola
Mi sollevo lenta e pesante
Ho qualcosa sugli occhi
Lo stropiccio via. Alzo il collo. E' un foulard blu petrolio


Fiume di mani nel sole In bocca parole che sanno di fiore

Si siede vicino a me e mi racconta di un'idrovora. Non so cos'è e non mi interessa che «i corsi d'acqua di bonificazione richiedono una manutenzione periodica e accurata per asportare i depositi fangosi lasciati dalle acque canalizzate che, se si ammassassero modificherebbero il regime di movimento delle acque, nonché delle erbe spontanee che crescono nei corsi d'acqua»


Ha imparato a leggere di nascosto e mi porta come una spia nella sua infanzia di operaio obbligato al catechismo di paese senza altri libri per casa che la bibbia e l'elenco del telefono.


Non lo so, quando comincio a annoiarmi. Ma quando me ne accorgo non ho forza per alzarmi, risucchiata nella voce e stordita da parole che scoccano in modo meccanico come pallette di un vecchio flipper.

«Vieni. Vieni. Vieni con me»  mi tira dalle mani la resistenza molle.
«Non vuoi venire?» Dico niente. Poi mi alzo


Camminiamo in silenzio. Il sole si balocca con le mele rotonde nella campagna sotto l'autostrada.
Stretti sui fianchi; i fiori gialli di settembre ignorano i gas di scarico a pochi metri.
Superiamo un cancello con l'insegna di un bar e di una pesca sportiva.
«Vieni...» giriamo intorno a un lago e ci sediamo per terra, lontani dai tavoli vuoti. A gambe incrociate sull'erba mi racconta un libro di Wittgenstein - sulla filosofia del linguaggio «supremo filosofo ma insegnante severo che picchiava gli studenti.»


Poi schiacciamo sulle foglie umide la teoria psicanalitica della balbuzie
Sospesi giudizio e logica e il fragore dell'idrovora.
Prosciugata impudica asciugata e riempita scivolo fra il suo corpo e il prato
Sudo nella terra residui di logiche di un ruolo sociale molto importante
Con un gemito scomposto mi inquina mi corrompe e ripulisce degli umidi e freddi fili d'erba sulle guance. Nell'odore lontano di macchine rotolo su un fianco, «bendami» gli dico passandogli il foulard blu petrolio.




Ora ricordo
«Cosa leggi?» Mi danno fastidio le interruzioni. Questo ''tu'' scontato che la gente si permette di darti. Alzo il libro senza rispondere. Me lo prende dalle mani. Lo sfoglia. Dita ossidate si accavallano alle mie e sulle pagine.

Ho incontrato un uomo, poco fa, sulla ciclabile
Me ne stavo a leggere su una panchina: È passata una macchina, un pick-up di quelli che mantengono il verde. Tra il volante, e uno sguardo contratto ho continuato a leggere.
Poi un respiro arrugginito, e fermo, esagerato, ha seguito una faccia di rughe corrose nello sforzo di guardare oltre.













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