Greta

venerdì 29 gennaio 2010

Rituali

Mamma lo diceva sempre che sono un pigrone
talmente pigro che a scuola non mettevo neanche i punti e le virgole Talmente pigro che la domenica non mi faccio nemmeno il caffè

abbasso la cerniera e mi prendo il cazzo fra le mani e lentamente incomincio a sfregarmelo ripensando alle tette della cameriera della domenica Lei mi crede un uomo potente e io glielo lascio credere

potente e generoso e importante mi crede e se volessi mi lascerebbe smanazzarla nel parcheggio dopo il lavoro in un silenzio piccolo e vuoto delle cose che vorrebbe e non avrà cameriera di periferia appesa a una mancia da 2 euro su un tacco consumato e una tetta nel finestrino

sborro sul bordo del divano dopo pulirò non adesso

sposta il riccio dietro le orecchie e mi sistemo nel divano lei mi incomincia a leccare e poi me lo succhia e me lo avvolge nelle sue labbra un po' stanche e un po' vecchie poi vengo


pensa che sono importante
l'ho capito da come ancheggia quando viene verso di me a prendere l'ordinazione e raddrizza la schiena e slancia il passo per darsi un tono e mi vuole impressionare di fermezza elegante e solida e di controllo ammiccante segretamente sinuosamente debole e pronto a cedere

Io glielo lascio credere che sono potente e ci mette il miele nella voce quando prende la mia ordinazione per la colazione della domenica perché non dovrei? l'illusione mi compensa con una fetta di scollatura

arriva e si china verso di me e prende nota dei miei desideri latte macchiato con poco caffè e un bagel col burro fresco e la composta di mirtilli. «Sia gentile mi porta il Guardian?» il tacco è un po' sciupato e il polpaccio è gonfio nella calza leggera che a volte è smagliata sul tallone le lascio sempre 2 euro di mancia. Riti Domenicali

Mi vedo al volante come mi vede lei della mercedes nera coi vetri fumé che lento lento lento sguscio nella tangenziale silenzioso lento piano per andare al campo di golf. raffinato esclusivo signorile mi vede e mi allontano

Finisco il latte macchiato e lascio i soldi sul vassoio vicino al giornale

Mi osserva mentre metto in moto e poi alzo il finestrino e poi metto la freccia a sinistra e esco dal parcheggio e accendo la radio su una stazione jazz. Non piano e non forte

io la guardo che si rimpicciolisce nello specchietto giusto il tempo di mettersi un ciuffo dietro l'orecchio e mi nasconde il traffico

Sulla svolta per il lungomare giro due volte attorno alla libertà di andare ovunque e al quartiere dandomi un tono e una meta e come lei ancora mi stesse guardando andare A giocare a golf

Torno a casa

Il televisore è acceso come lo avevo lasciato tanto lo sapevo che tornavo e la domenica è lenta
Di nuovo

mi siedo marrone il divano è consumato e penso che è bello lasciarglielo credere che sono potente e vivere nel suo desiderio riflesso di un altro io Lei mi crede potente e la mia erezione non la smentisce

© Madame Greta Urbetzkj Your Web-Mistress 2009
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giovedì 28 gennaio 2010

L'ambigua psicologia del cocker

Mi giro e ripenso al menù. Tortino di sfoglia con ripieno di formaggi francesi su lettuccio di rucola. Il maresciallo Turri si è seduto di fronte a me.

Dopo il primo boccone, ha inteso intrattenermi sulle delizie della coltivazione del basilico, su cui, mi dice, è particolarmente ferrato, grazie ai natali partenopei del ramo paterno della famiglia. Io ne osservo i capelli neri, che a tratti scivolano sulle sopracciglia. Vorrei baciarlo. Ha gli occhi grandi e placidi, un po’ sporgenti. Tutto il pelo nero che gli cresce attorno alla bocca non riesce a involgarirne il profilo, le labbra spuntano, quasi femminili.

«Sa – mi dice – mentre mi fingo interessata, ma penso solo a godermi l’ultimo boccone del tortino e due dita di vino rosso – come si prepara la ricetta originale del pesto?» Faccio cenno di no, e intanto mi chiedo cosa ci sarà di primo.

Erano anni che non tornavo in questa sala da pranzo – ma l’arredamento sontuoso-rococò, con sedie imbottite come torte viennesi e le posate d’argento non mi impressionano. Spazzolo via le briciole dei grissini e annuisco due o tre volte.

Il maresciallo, forse timido nella conversazione con un’assessora, pare non notare il mio sguardo insistente. Non me ne importa niente, delle piantine di basilico della nonna, né della sua antica ricetta. Più del tortino e del vino, mi frega di riuscire a infilarmi il maresciallo nelle mutande. Diciamo, in pausa tra il primo e la carne?
Anticipo io, con una tartare in alta uniforme maresciallo. Non male. Lo frollerei per bene…
Ma lui continua con le ricette della nonna e io sfogo la noja arrotolando un ciuffo fra l’indice e il medio. All’improvviso mi chiede se mi piacciono gli animali. Vira su una conversazione da primo appuntamento, questo uomo solido. Ma riempie così bene l’uniforme che mi sforzo di rispondere a modino al suo tentativo di verificare connessioni e interessi in comune. «Certo che mi piacciono gli animali» mormoro e tronco “e il tuo pelo - quante belle pecorine che ti farei, mio bel bisteccone!” Ma non glielo posso dire. “Ti spalmerei anche di pesto casareccio, se la cosa ti fa impazzire”. Sospiro.

Ci immagino scopare su questa bella tavola imbandita – il maresciallo che mi prende da dietro, i calici che tintinnano mentre mi sbatte – io urlo e mi aggrappo alla tovaglia di pizzo rischiando di rovesciare il vino. «Il cocker è davvero un compagno formidabile, sa? – mi richiama a terra lui. - Pensi che mi sono iniziato a documentare sui cani dopo essermi, per così dire, ‘’innamorato’’ del cocker di un mio caro amico. E non ho smesso più. Ah, Lei preferisce i gatti? Nooo, io no. Ho da sempre una spiccata predilezione per i cani, in particolare quelli da caccia. Perché sa, come dico io, il gatto dimostra verso l’uomo una sorta di affetto di circostanza – sì, affetto di circostanza, lo chiamo. Cioè, si abitua alla nostra presenza e la sfrutta per garantirsi, con quattro moine, da bere e da mangiare e una cuccia calda». Ride, sorride. “Ma che ti ridi? La situazione è drammatica. Bisteccone del mio cuor, possibile che non capisci?” Annuisco e addento un pezzo di pane. Riprendo la bottiglia di Lagrein rosso riserva, faccio per versargliene un po’, ma lui mi ferma con la mano - «No grazie, devo guidare». E che palle!

Alla prima forchettata di lasagnette ai porcini con salsa di radicchio allungo un piede sotto il tavolo. Ho sfilato una scarpa – decolleté pitonato, design americano. Spingo la calza di seta sul collo del piede del maresciallo. Lo guardo fisso - punto le pupille nei suoi occhioni. Sorrido, abbasso gli occhi e lo invito a parlarmi ancora dei suoi cani. Entro piano, mi faccio strada con le dita – lo sento tendersi – ma non tirarsi indietro. Non se lo aspettava – mi rende uno sguardo stupito. È in imbarazzo. Gli occhi, già grandi, si gonfiano, ma restano nei miei. Non dico altro. Mastico lasagnette e poteri telepatici – sperando che capisca finalmente cosa farmi, con il suo bel pezzo di carne di padre partenopeo. Se ci fosse lui, tra le mie labbra, al posto delle lasagnette. Continuo a lavorarlo di piede. Il maresciallo deglutisce, si agita sulla sedia, afferra il collo della bottiglia e si riempie il bicchiere.

Il polpaccio è peloso, pieno – gli abbasso il calzino e lo strofino con intenzioni chiare. «Ti – ti piace la – la – la lasagnetta?» mi fa, passando al tu senza accorgersene. «Ottima» Salgo verso il ginocchio, oltre la stoffa ruvida dell’uniforme. Gli scosto le ginocchia, senza trovare resistenza. Di fronte a me, lui sbianca, poi arrossisce. Beve e rigira la lasagna nel piatto. Io continuo a sorridere, aspettando che la lussuria trabocchi dall’imbarazzo. Non dubito che sia questione di minuti.

E infatti il maresciallo Turri mi lascia entrare; allungo una gamba sotto il tavolo – col piede mi muovo intorno al suo inguine, spingo, perlustro, lo accarezzo. Lui sistema la tovaglia. E ci lascia sotto una mano. Me la mette sulla caviglia e finalmente inizia a accarezzarmi.
Tra il primo e il secondo, il servizio è intervallato da canzoni di montagna, intonate dal coro di paese, in fondo alla sala. Tutti o quasi smettono di mangiare. Mi tolgo il tovagliolo dalle gambe, lo appoggio sul tavolo, vicino alle posate – il resto è storia. «Vado a cercare un bagno. – gli dico - Mi aiuta?» Gente va e viene dalla sala rococò, qualcuno esce a fumare. I camerieri non sembrano gradire i cori, io faccio strada sulle scale. Bisogna scendere, poi prendere la seconda a destra. Ma la scala porta anche al deposito sci. E al garage. Senza tentennare mi ci infilo, tirandomi dietro il maresciallo. Vado in fondo, in un angolo. Me lo stringo addosso e lo bacio. Le mani del maresciallo perdono ogni titubanza. La lasagnetta telepatica ha funzionato – è il mio ultimo pensiero prima di darci dentro.

Torniamo al tavolo giusto in tempo per il dolce. Non sbagliavo. L’uniforme addomestica una bestia di prima scelta – quando gli ho chiesto di mostrarmi a che punto arriva la sua passione per i cani mi ha sbattuta sul cofano di un macchinone blu. Via salamelecchi e buone maniere. Mi ha strappato reggicalze e mutandine.


© Madame Greta Urbetzkj Your Web-Mistress 2009

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